La Sardegna del Sinis è fatta di ecosistemi e paesaggio preziosi, creati dal fiume Tirso e dal maestrale. Soffiando forte da occidente, infatti, il vento nei secoli ha accumulato dune di sabbia che ostacolano il deflusso delle acque a mare. Basti pensare che il solo stagno di Cabras è grande oltre 2.000 ettari.
E l’uomo vi ha costruito un’economia dello stagno, fatta di allevamento di muggini e arselle (cefali e vongole) che fan parte della gastronomia locale in ogni loro variante. Un tempo l’uomo navigava queste acque con imbarcazioni fatte di erbe palustri essiccate al sole, is fassonis, proprio come i fenici. Acqua e terra che si mischiano all’orizzonte tremulo, tra voli d’anatre ed eleganti distese di fenicotteri (oasi WWF di Seu e LIPU di Sale Porcus), con pecore al pascolo tra i nuraghi e rovine fenicie, puniche, romane, a testimoniare il fascino antico di questa terra bellissima e ancor poco conosciuta: come le rovine della mitica Tharros (730 a.C.) o la splendida cattedrale di S. Giovanni Battista (VI-X sec. d.C.) costruita in massicci blocchi di arenaria. Luoghi che han visto crescere il mito di Eleonora d’Arborea, illuminata governante, femminista ante-litteram.
Non ci son limiti stagionali o difficoltà vere, il Sinis è luogo da visitare in ogni stagione (preferendo la fine dell’inverno e l’inizio della primavera), a piedi o a cavallo o in bici, oppure su una tavola da vela, perché qui ci sono alcune delle onde da surf più belle d’Italia. E poi c’è il mare, quello di Sardegna che qui ha una delle sue perle: l’area marina protetta di Mal di Ventre (ma il toponimo originale sardo era “male vento”!).
Luoghi splendidi in una terra ricchissima di avifauna e con un mare davvero spettacolare.