Le Dolomiti Bellunesi

12206_311186615657708_1334021577_n Le Dolomiti Bellunesi, prima della nascita del parco, erano sconosciute ai più. Eppure sono un autentico scrigno di natura selvaggia, ricca di biodiversità e di panorami incantati.
A due passi dalla brulicante pianura veneta, un luogo di solitudine e silenzio, un luogo di pace, dove il divieto di caccia ha riportato le popolazioni di ungulati selvatici a ripopolare tutti questi bellissimi monti. Cervi e caprioli, camosci e mufloni sono i padroni indisturbati di vette e valli, di boschi e forre. Su di loro volano maestose ben 10 coppie di nidificanti di aquila reale, mentre da poco è tornata a fischiare la simpatica marmotta. Per non parlare dei fiori, autentico gioiello di questa natura selvaggia ma da sempre frequentata dall’uomo.

Le Dolomiti Bellunesi, infatti, sono utilizzate ancor oggi per le attività di malga estiva.

Il rumore della neve che sfarina via dai larici accompagna il passo dell’escursionista. Un territorio che anche dopo le belle opere di Dino Buzzati (che visse ed amò questi monti aspri e fascinosi) è ancora tutto da esplorare. Un ambiente naturale che ospita un terzo di tutta la flora italiana (oltre 1600 specie di piante vascolari) ed una vertiginosa sequenza di panorami, vegetazioni ed ambienti intrisi di storia dell’uomo. Oltre un decennio di attenta conservazione ed ecco che timidamente la lince e l’orso fanno capolino, indecisi se fermarsi o se solo di passaggio.
Ospiti d’eccezione insieme a tutti i tetraonidi delle nostre Alpi (gallo cedrone, pernice bianca, francolino e fagiano di monte) e a svariate altre specie di grande interesse faunistico. Una fauna che tutti possono osservare, libera, in natura. Ma l’avvistamento è da conquistare. Lunga è la salita, faticosa l’escursione, ma appagante l’arrivo.

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Dalle Vette Feltrine al Sass de Mura, da Erera-Brendol al Serva, dai Monti del Sole allo Schiara, tante sono le occasioni di uscite in scenari unici anche d’inverno (per chi ha meno dimestichezza con ramponi e racchette o con gli sci, la Val di Canzoi e quella del Mis, insieme alle prime propaggini del monte Serva sono percorribili tutto l’anno).
Una ricchezza paesaggistica costruita sul calcare e sulla dolomia. Ai Piani Eterni gli speleologi hanno censito oltre 200 cavità e grotte, toccando la profondità record di circa 1.000 metri.  Sono itinerari naturalistici ad anello che si snodano generalmente a quote modeste e sono dedicati ad escursionisti non necessariamente esperti ma interessati a conoscere un po’ in dettaglio flora, vegetazione, fauna e geologia dei luoghi attraversati.

I testi e le immagini riportati nei pannelli posti lungo i percorsi agevolano infatti la comprensione di aspetti anche complessi quali quelli geomorfologici o vegetazionali, rivelando presenze animali e vegetali che altrimenti potrebbero passare inosservate, sottolineando l’importanza di elementi naturali altrimenti sottovalutati e meritevoli di attenzione e di rispetto. In questo parco, infatti, è stato realizzo uno dei primi piani di interpretazione ambientale d’Italia… e si vede!

Val di Canzoi – Lago della Stua
Ubicazione: destra e sinistra orografica del torrente Caorame, dalla località Preton fino al Pian del Goso, a Nord del Lago della Stua.
Accesso: percorrere la Strada Provinciale pedemontana tra Feltre e Belluno fino a Soranzén, quindi seguire le indicazioni per Val Canzoi, percorrere la valle fino alla località Preton (parcheggio).
Quote: min 600 m, max 850 m.
Lunghezza del percorso: 8,4 chilometri.
Tempo di percorrenza: 4 ore.
Difficoltà: facile.
Supporti didattici: lungo il percorso si trovano pannelli informativi, che illustrano i principali aspetti geologici, floristici e faunistici dell’area.

covolo di fieno (covone) in val di lamen, parco nazionale dolomiti bellunesi

Un semplice percorso ad anello attorno al Lago della Stua, nella parte mediana di una delle valli più note del Parco.
Lungo il sentiero natura dominano gli affioramenti della Dolomia Principale e sono evidenti le azioni dei corsi d’acqua, dei ghiacciai quaternari e dei fenomeni carsici. Su numerose faglie si sono impostate vallecole laterali in continua evoluzione. Il paesaggio vegetale è molto vario: boschi submontani con carpino nero e faggio, versanti più aridi con pini silvestri, aree prative, affioramenti rocciosi e canaloni franosi colonizzati da piante pioniere. Numerose sono le occasioni per ammirare piante rare o particolarmente significative come la Silene di Veselskyi, l’Asplenio delle Dolomiti, la Lunaria, il Giglio dorato, la Campanella odorosa, il Veratro nero. I boschi di latifoglie offrono ospitalità a numerosissime specie di uccelli passeriformi, mentre i prati sono frequentati dal capriolo e dal muflone. Tipici abitatori del Torrente Caorame e del Lago della Stua sono la ballerina gialla, il merlo acquaiolo e i rospi che, a centinaia, raggiungono il lago dai versanti boscati circostanti.

Ubicazione: in corrispondenza del Pian della Falcina, lungo la Valle del Mis.
Accesso: SS 203 (Agordina) fino a Mas, poi seguire le indicazioni per la Valle del Mis, parcheggiando l’auto a Pian della Falcina.

Quote: min 420 m, max 660 m.
Lunghezza del percorso: 4 chilometri.
Tempo di percorrenza: 2 h.
Difficoltà: facile.
Supporti didattici: lungo il percorso si trovano pannelli informativi che illustrano i principali aspetti geologici, floristici e faunistici dell’area. Posta sulla destra orografica del torrente Mis la Val Falcina è chiusa a sud-ovest dalle pareti dolomitiche del Pizzocco e sbocca nel lago artificiale del Mis. Un facile sentiero ad anello consente anche ad escursionisti non esperti di immergersi in ambienti dal fascino selvaggio e dall’indubbio interesse naturalistico. I pannelli collocati ai margini del tracciato contengono informazioni geologiche, botaniche e faunistiche che rendono la passeggiata un’occasione di approfondimento.

piani eterni, parco nazionale dolomiti bellunesi

La Val Falcina è una incisione fluvio-torrentizia dal tipico profilo a “V”, profondamente intagliata nella Dolomia Principale e il suo sviluppo geomorfologico risente fortemente della presenza di una importante linea di faglia. Per le sue peculiarità floristiche e vegetazionali, l’itinerario può considerarsi rappresentativo del paesaggio vegetale di media quota del settore orientale del Parco. La zona è importante per la presenza di entità floristiche a diffusione orientale (Pino nero, Ambretta di Ressmann, Campanula della Carnia, Euforbia di Kerner, …). Con un po’ di attenzione, è possibile udire o vedere numerosissimi uccelli passeriformi e altre interessanti specie come l’aquila reale e il picchio nero. La presenza del lago permette di osservare anfibi, la natrice dal collare e, fra gli uccelli, il germano reale (che sverna nel lago) e la ballerina gialla.

La valle dell’Ardo solca profondamente il versante meridionale del gruppo della Schiara, spingendosi, spesso imprigionata in forre umide e cupe, fino alle porte di Belluno. La sua testata è chiusa dall’imponente mole dolomitica della Schiara (m 2565), massima elevazione del Parco. I frequenti tratti di forra attestano il ruolo rilevante svolto dal torrente Ardo nell’evoluzione morfologica della valle. Due spettacolari forre documentano altrettante deviazioni del corso del torrente: il Bus del Busón e la forra di Pont de la Mortìs.

Il paesaggio vegetale è ricco di boschi cedui, soprattutto faggete, ma non mancano significativi lembi boschivi a dominanza di carpino bianco, nelle zone più fertili, carpino nero, in quelle più aride, e localmente si segnala una discreta presenza di abete bianco (Val Rui Fret). Interessante, nelle forre ombrose l’abbondante presenza di tasso, specie arborea non comune. Alle quote più elevate e in zone rupestri prevalgono invece le formazioni di pino mugo. Tra le specie floristiche più interessanti osservabili in Valle dell’Ardo si ricordano tre specie endemiche delle Dolomiti: Primula tyrolensis, Rhizobotrya alpina e Campanula morettiana. La valle ospita una ricca fauna alpina; lungo il torrente si osserva di frequente il merlo acquaiolo mentre, anche a quote basse, si possono facilmente scorgere i camosci.

La città di Belluno è certamente una delle principali porte di accesso al Parco. Tra le aree dfi maggior interesse: le praterie del monte Serva, i boschi di abete bianco sul Terne e nella valle del Rui Frét, il torrente Ardo con le sue forre inaccessibili e spettacolari, il monte Pelf. Gli itinerari di visita partono dal Col di Roanza verso il monte Serva e dalla valle dell’Ardo verso lo Schiara.

Il Serva è la vera e propria montagna di Belluno, dall’aspetto di un colle erboso, par quasi un’antica montagna appenninica.

Eppure la sua altezza è sicuramente di tutto rispetto: 2133 metri. Quando d’inverno il sole al tramonto ne illumina i versanti innevati, il Serva è davvero un gran spettacolo.

Il suo patrimonio floristico è d’eccezione, come è documentato da antichi erbari del ‘400 come il Codex bellunensis.

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