Uccelli tra mito e scienza

imageUccelli in volo! Sin dagli albori della civiltà umana, l’Uomo ha levato gli occhi al cielo, cercando di predirne gli umori, di sondare gli eventi.

Appena scesi dagli alberi, inarcando le schiene verso l’alto, gli ominidi han guardato al cielo.

Le varie stirpi che han costituito quel crogiolo di miscugli tra cugini che da sempre costituiscono il melting pot che definiamo razza umana, hanno raccontato questo incontro. Sulle pareti degli uadi del deserto, inciso rocce e dipinto pareti, inciso pelli e dipinto cortecce, steso papiri e fabbricato carta, registrato voci e narrati video, e domani…chissà cos’altro.

Il cielo sopra di noi, l’orizzonte davanti a noi. Questa la condizione tipica del viandante, del viaggiatore, dell’emigrante. Pieno di sogni, colmo di speranze.

Quelle speranze affidate al volo libero degli uccelli in cielo, tra i rami frondosi, nel fitto di una foresta, in una zona umida, in alto tra le vette o dovunque esista vita alata sul pianeta.

Come poteva l’Uomo non essere affascinato dalla creatura alata? Che appare e scompare in un battito d’ali? Ed ecco che i poeti ed i sognatori, gli scrittori e i pittori, prima ancora

degli scienziati e dei ricercatori, occuparsi di fauna alata.

Fatti della stessa materia dei sogni, più leggeri dell’aria, in contatto con lo spirito stesso della Terra e del Cielo.

Ecco cosa sono gli uccelli per la cultura dell’Uomo sino a pochi secondi fa, nella lunga tela della vita umana. La scienza è del resto apparsa solo un battito d’ali fa…

E allora le parole di Catullo alla sua amata sono confidate ad un uccello, l’ansia di scoprire le regole del mondo del grande imperatore Federico II sono affidate alle iconografie e miniature di uccelli nei loro ambienti naturali, gli errori e i luoghi comuni sugli uccelli ritroviamo negli scritti di Foscolo, mentre Montale a noi contemporaneo rende giustizia poetica agli affascinanti uccelli.

Ma questo è solo un volo a memoria, un battito d’ali dei ricordi di tante letture.

Perché gli uccelli sono nella storia e nella religione: non sono forse ali d’uccello quelle degli angeli e degli arcangeli? Non sono forse ali d’uccello con cui si interpreta il mistero dello Spirito Santo nella nostra tradizione cristiana?

Mentre ai più sfortunati e misteriosi pipistrelli viene demandato il compito di narrare il maligno, l’oscuro, il nemico. Del resto se è in Cielo che sta la speranza e nel Buio delle viscere della terra che è riposto il male.

Queste contrapposizioni medievali, questi schematismi del passato ci rimandano ad un mondo dove il rapporto dell’Uomo con la Natura era fatto di mistero, di paura, a volte di autentico terrore. Ma era un mondo in cui l’Uomo si avvicinava all’ambiente naturale con un maggiore rispetto di quanto, spesso, non abbia fatto poi in epoche di maggiore consapevolezza culturale e scientifica, perché i grandi mezzi di trasformazione dell’ambiente, soprattutto dopo la Rivoluzione industriale, hanno spesso preso la mano ai loro stessi inventori.

Ed ecco quindi, dall‘800 in poi le estinzioni farsi sempre più frequenti, a volte di massa. Spesso se non sempre a causa dell’uomo, della sua perdita di consapevolezza, del suo sostanziale mancato rispetto per la vita. Ed oggi, purtroppo, in un qualunque giorno, basta accendere la tv per vedere sversamenti petroliferi in mare, centrali nucleari a rischio, immissioni di inquinanti in atmosfera o al suolo o in falda …

Queste grandi trasformazioni dell’ambiente, con perdita di specie che l’uomo ha determinato ha provocato anche la nascita nell‘800, nel mondo anglosassone, dei primi movimenti ambientalisti. Quei movimenti ambientalisti che hanno portato alle prime leggi di tutela della fauna, delle specie, della flora, del paesaggio, degli habitat, della biodiversità. Perché estinzione è per sempre.

Questa cultura avanzata, attenta al futuro e non solo all’immediato tornaconto del singolo o della stessa specie umana, che non è l’unica ad avere il diritto di vivere, ha portato alla nascita nel ‘900 delle prime riserve naturali e dei primi parchi.

Una nascita avvenuta negli Stati Uniti d’America, terra di melting pot per eccellenza, terra trasformata con prepotenza dall’avanzata dei poveri del mondo in cerca di una nuova opportunità. I carri e le vanghe dei pionieri hanno dissodato l’America, ma è proprio qui che nasce la consapevolezza di non poter tutto trasformare, di dover lasciare parte del mondo senza intervento dell’Uomo.

I parchi: la migliore idea americana, recita un efficace slogan del National Park Service negli USA.

E proprio nei parchi ritrovano sollievo dall’eccessiva caccia o dalla insidiosa trasformazione degli ambienti naturali, tante specie di uccelli altrove minacciate o quasi estinte.

In questi parchi che non possono essere l’unica soluzione alla perdita di biodiversità ma che sono stati, che possono ancora essere, un fondamentale strumento di tutela, di studio, di sperimentazione, vengono ricreate le condizioni affinché l’Uomo possa nuovamente avvicinarsi alla Natura.

Allora con l’arrivo della primavera, l’invito non può che essere quello di prendere scarponi e binocolo e andare all’aria aperta alla ricerca dei nostri amici pennuti.

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