Cansiglio, la culla dei parchi d’Occidente: ci sono luoghi che affascinano per la durata di una vacanza, altri che restano indelebili nella memoria di chi li ha visitati. Così è il Cansiglio, altopiano carsico a 1.000 metri di altitudine tra le province di Belluno, Treviso e Pordenone, dove immense foreste di faggio e abete rosso si affacciano sul lago di Santa Croce e su Vittorio Veneto.
Un luogo di grande suggestione naturalistica e culturale, ma anche una terra di contraddizioni: citato in tutte le fonti storiche come sito in cui nacque la cultura giuridica per la tutela dell’ambiente, non è ancora parco né riserva ma è stato giudicato di importanza comunitaria per i suoi valori ambientali.
Qui i dogi veneziani inventarono nel XVI secolo le prime norme per preservare nel tempo le foreste; la Serenissima, infatti, era una potenza commerciale che basava una parte sostanziale del suo potere sull’utilizzo del legname, e senza faggi a portamento colonnare non si potevano ottenere i remi dei galeoni che all’epoca solcavano i mari. Vale la pena ricordare che Venezia, caso unico tra le repubbliche marinare, aveva appunto navi dotate di remi oltre che di vele: questo elemento in più fu una delle ragioni del suo successo, e dunque della grandissima importanza che veniva attribuita al Cansiglio quale foresta da reme.
Cosa è cambiato oggi? Molto e, al tempo stesso, molto poco. Il Cansiglio, purtroppo, non è ancora realmente tutelato da un parco, anche se l’integrità dei luoghi, tra mille difficoltà, resiste.
Il visitatore che arrivi per la prima volta in Cansiglio resta stupito per la bellezza della sua foresta, che con la neve, poi, assume toni e atmosfere davvero magiche. I faggi, insieme all’abete bianco, sono i protagonisti assoluti sui rilievi che circondano le conche carsiche, mentre scendendo di quota appaiono abeti rossi e altre specie. Il Pian Cansiglio, la grande conca piana centrale, è una bellissima prateria ravvivata da numerosi stagni (chiamati localmente lame) che gelano ai primi freddi; qui l’uomo ha inoltre favorito una condizione naturale creando pianure destinate all’allevamento semibrado di mucche e cavalli.
L’altopiano è ricco di fiori in ogni stagione, tanto da aver attirato l’attenzione dei botanici sin dalla prima metà del Settecento. Il gruppo del Cansiglio e del Col Nudo-Cavallo, infatti, rimase sgombro durante le glaciazioni divenendo in tal modo rifugio per molta flora alpina: così troviamo autentiche rarità ed endemismi come il geranio argenteo, che è anche il simbolo del Giardino Botanico Alpino intitolato a Giovanni Giorgio Lorenzoni (una tappa che d’estate merita da sola un viaggio in Cansiglio).
Quanto agli animali, l’immensa foresta è ricchissima di biodiversità: ma la fauna del bosco va scoperta con paziente attesa, magari muniti di binocolo. I mammiferi più facili da avvistare sono caprioli e cervi, presenti in buon numero, né mancano tutti gli animali che preferiscono il crepuscolo: martora e faina, donnola e tasso, riccio e volpe. E poi arvicole, ghiri, talpe e lepri che sono la base della catena alimentare di poiane e sparvieri, gheppi e astori, allocchi, civette comuni e capogrosso, oltre al signore della notte, il gufo reale. Alla fine dell’inverno può anche capitare di udire i versi metallici dei tetraonidi, il gallo cedrone e il fagiano di monte che chiamano le femmine per dare inizio alla stagione riproduttiva: uno spettacolo dal fascino selvaggio.
E’ il posto ideale per facili escursioni e brevi trekking, ma anche per assaggiare gli ottimi prodotti biologici della locale latteria.