L’Elba è la terza isola italiana per estensione ed importanza. Dall’isola d’Elba: mare ed isole a perdita d’occhio, questo è l’Arcipelago Toscano. La distanza è così grande che se non conosci i luoghi, non ”percepisci” l’arcipelago. Difatti le isole di Toscana sono sparse in una grande infinità d’acqua. Dall’Elba, in quelle incredibili giornate di sole che il mare d’inverno regala a chi le sa cogliere, si spazia su tutte e sette le isole: Gorgona, Capraia, Pianosa, Montecristo, Giglio e Giannutri, ma anche la costa della Toscana (punta Ala e l’Argentario a volte sembrano grandi isole ignote) e la Corsica, ma più raramente anche la Sardegna settentrionale. Di solito, invece, l’orizzonte è limitato a poco mare o poche isole più vicine. Il mare le unifica, il mare le divide. Soprattutto d’inverno, quando non ci sono che pochi traghetti, la solitudine, il silenzio, lo splendore della natura che dominano incontrastati, laddove poco prima erano all’opera grandi attività turistiche. L’economia dell’Elba, infatti, è il turismo. Da quello balneare a quello dei diving o della vela o del surf o del kayak, come della bici o dell’escursionismo, quest’isola vive di turismo. Anche se produzioni agricole ed artigianali, di nicchia, ne cominciano a ravvivare l’economia. Il mare, che accomuna tutte le isole toscane, rappresenta il punto di forza dell’Elba. Un mare bellissimo, mai uguale a se stesso, pulito e trasparente, a volte anche freddo ma sempre invitante. Un mare che ha creato spiagge diversissime tra loro: di sabbia fine, di sabbia grossa, di ciottoli bianchi, di ciottoli rossi, di sabbia nera come la pece, di granelli bianchi di granito… Un mare che, nella lunga storia geologica dell’Arcipelago Toscano, con le sue regressioni e ingressioni, ha più volte cambiato la forma ed il numero delle isole, le ha unite e staccate tra di loro e con il continente, governando i popolamenti animali e vegetali e condizionando la storia dell’uomo. Tanti dubbi restano, soprattutto in merito all’eventuale congiunzione di Corsica e Sardegna con l’Arcipelago Toscano che avrebbe dato vita a tanti endemismi (cioè piante che vivono solo in un determinato luogo, o solo in pochi luoghi) sardo-corsi o a varietà di popolamenti animali e vegetali, dettati dal lungo isolamento dal resto del patrimonio genetico originario. Ma questo è proprio il fascino dell’isola che emerge anche tra le pieghe dei libri, più o meno polverosi. Un mare straordinario, dunque, continuamente vario per i tipi di costa, di scogliere e di fondali: un mare ricco di vita animale e vegetale, nonostante la gran quantità di gente che vi si riversa ogni estate e l’attraversamento di importanti rotte mercantili.
Per quello che riguarda la parte a terra, il paesaggio dell’Arcipelago è direttamente legato a due fattori: l’isolamento e l’antica frequentazione umana. Alcune isole, infatti, sono abitate sin dal Neolitico. L’uomo vi ha trasformato il paesaggio con continuità e a volte con effetti permanenti, soprattutto laddove i terreni erano poveri e superficiali con la conseguenza che tagli, incendi ed eccesso di pascolo hanno finito per far scomparire intere foreste. Eppure alcune isole oggi son tornate straordinariamente verdi. Basta guardare le immagini dell’Elba nel periodo tra le due guerre per restarne meravigliati. L’abbandono di pratiche colturali devastanti, l’avvio di una economia turistica, la tutela del paesaggio con leggi sempre più efficaci, hanno restituito molte isole al loro splendore naturale. All’Elba non ci sono più le antiche foreste di leccio, tagliate per alimentare i forni di riduzione sin dai tempi degli Etruschi, che per primi sfruttarono le risorse minerarie del territorio (”… le armi dell’Elba cinsero di fuoco e di ferro l’assedio di Troia”, canta Strabone). Su tutte le isole sono evidenti i segni della storia e della mano dell’uomo: bellissimi resti di ville e terme romane, antichi insediamenti, torri d’avvistamento, forti e castelli. Ma anche i fondali sono costellati di testimonianze, tragiche, di derive e di naufragi, che vi hanno depositato tesori e ricordi di ogni epoca, di ogni marineria. E le chiese, le pievi, i romitaggi, ma anche i Medici e Napoleone all’Elba che davvero rendono il paesaggio un unicum di natura e cultura.
L’inverno all’Elba. L’Elba d’inverno è uno spettacolo unico. Il mare solitario e a volte ruggente, come d’inverno è spesso, è capace di entrare nell’anima di chiunque lo sappia osservare aprendogli il cuore. Il mare d’inverno mette in pace con il mondo. Sembra quasi incredibile che queste spiagge silenziose e solitarie tra poco diverranno una delle mete turistiche più ambite e frequentate dai vacanzieri estivi. Ora è il regno dei gabbiani e dei pochi che si aggirano alla ricerca dello scorcio migliore, del ristorantino aperto, dell’incontro con gli elbani finalmente riposati e disponibili, come solo d’inverno possono davvero essere. Allora al mattino presto converrà recarsi al porto, praticamente in ogni paese o borgo sul mare, alla ricerca del pescatore che rientra al porto con il suo gozzo, con la sua barchetta, per comprare totani o pesci da zuppa, o quando il mare è stato generoso magari anche un san pietro o una leccia da fare alla brace. Se proprio non vi va di levarvi presto dal calduccio del vostro letto, allora basta andare a Portoferraio in “Calata” (il lungomare del centro storico) e fermarsi ai pescherecci ormeggiati vicino al benzinaio del porto. Qui sono sempre tre barconi siciliani, ma con pescatori quasi tutti maghrebini, che pescano pesce azzurro. Troverete sempre sgombri e sarde, o quello che il mare offre, freschissimi e a prezzo giusto.
Mare e vento. L’Elba è mare e vento, come ogni isola che si rispetti. Qui ogni tanto questo rapporto può sfuggire perché l’isola è grande e soprattutto nelle sue parti più urbanizzate il mare può “non esserci”, ma c’è, proprio dietro la curva! Allora capiamo subito che Portoferraio è a nord, così ci orientiamo e quindi Lacona è a sud, Porto Azzurro e Capoliveri ad est e Pomonte ad ovest. Quindi se cerchiamo mare calmo all’Elba lo possiamo trovare sempre, così come quasi sempre possiamo trovare il vento, basta appunto cercarlo o evitarlo. Il vento è di maestrale? Meglio andare a Lacona… e così via. Ma se chiedete ad un elbano lui lo sa!
“Lo scoglio”. Allora partiamo alla scoperta di quello che gli elbani chiamano “lo scoglio”, cui tutti sono legati, per sempre. Ci sono quelli che come i mitili non si spostano mai e quelli che come vongole sono un po’ vagili…ma l’amore per l’Elba, che tu ci sia nato o meno, quando ti prende ti prende. Quindi voi tutti che siete lì pronti a partire siete avvisati! Allora diciamo subito che l’Elba è grande, più di quanto ti aspetti e che per conoscerla davvero tutta ci vuole tempo e pazienza. Poche strade sono da evitare e alcune richiedono una certa dose di attenzione. Occorre considerare, infatti, che ci sono anche strade non asfaltate ed alcune in forte pendenza e piuttosto strette. Ora questo significa che occorre decisamente evitarle a luglio ed agosto, ma nella bassa stagione la scelta è tutta nella conoscenza delle nostre capacità di guida e delle potenzialità del nostro mezzo. Le strade non asfaltate sono quella che fa il periplo del Calamita e quella che da Magazzini arriva a Nisporto.
Il mio itinerario. Tre giorni (ma molto meglio una settimana) occorrono tutti se si vuole un minimo “assaggio” di questa bella isola (Aethalia la chiamavano gli antichi romani, cioè “la fuliginosa” perché gli etruschi ci bruciavano sempre legna per dar forza ai forni di riduzione, che servivano a trarre ferro dal minerale ferroso elbano). Un primo giorno lo passeremo tra Portoferraio, l’Enfola, i golfi del Viticcio, della Biodola, di Procchio, per giungere a Marina di Campo. Da qui partiamo alla volta di Lacona, ma suggerisco di fermarsi all’acquario dell’Elba (Hotel M2) dove Yuri con grande passione e competenza ha realizzato una bellissima struttura adatta a far conoscere la fauna marina a grandi e piccini (tenetelo da conto perché è un bel posto ma anche quale “soluzione” ad una pioggia primaverile!). Un secondo giorno lo passeremo a fare il periplo del monte Capanne che con i suoi 1018 mt di granito si vede da tutta l’isola, magari salendo anche al monte Perone. Un terzo giorno faremo il giro delle “due code del pesce” cui l’isola assomiglia, da Porto Azzurro a Rio Elba e Rio Marina, dove sono presenti le strutture del parco minerario, per andare anche a Capoliveri o magari al monte Calamita (strada bianca).
I giorno Portoferraio va fatta a piedi. Lasciando il mezzo ad uno dei grossi parcheggi vicino ai moli per i traghetti. La Calata è il lungomare del capoluogo dell’isola, piena di negozi ricavati direttamente dentro le antiche mura della città. In pratica i marciapiedi e la strada stessa sono stati “gettati” sul mare restringendo il porto vecchio. Tutte le strade e le scale portano in alto nella vecchia “Cosmopoli” (così si chiamava in ricordo di Cosimo I dei Medici di Firenze che la fece erigere). Salite alle Fortezze, affacciatevi sul porto e sulla città, sulle vecchie mura e sul mare ruggente di settentrione che la circonda, se avete curiosità e tempo andate anche a visitare il museo napoleonico, che non è granché ma è un vero e proprio oggetto di culto per i francesi in visita. Poi se avete fame vi consiglio di fermarvi al “Castagnacciaio” nella stradina di fronte al Municipio, dove trovate una buona pizza in teglia a fuoco di legna, ma anche la mitica cecina o il sempre buono castagnaccio. Se poi le vostre esigenze sono più complesse, allora siete a due passi da due dei migliori ristoranti di pesce dell’Elba: “da Lido” e “la Barca” in cui il rapporto qualità prezzo è dei migliori, ma non bassissimo… Allora così rifocillati ripartiamo col nostro mezzo. Prima di andare via però non manchiamo di passare dalla spiaggia de “Le Ghiaie” (proprio sotto le ex caserme) per ammirare i ciottoli bianchi venati di nero. Sono testimonianze del passato geologico dell’Elba, tracce di attività vulcaniche, ma anche memoria di una bella leggenda, quella degli Argonauti alla ricerca del vello d’oro, che da qui sarebbero passati, insanguinati, e ne avrebbero impresso la testimonianza proprio nei ciottoli. Andiamo ora alla volta dell’Enfola dove un tempo era allocata la tonnara elbana mentre oggi, ristrutturata, è divenuta la sede dell’Ente Parco. Da qui se avete tempo e voglia di camminare si diramano alcuni splendidi ed aerei sentieri che girano tutto intorno al promontorio. Ma se il tempo è tiranno torniamo sui nostri passi e prendiamo la strada Portoferraio-Marciana Marina, per ammirare dall’alto (o scendere a far visita) ai golfi del Viticcio e della Biodola, vere e proprie spiagge dei portoferraiesi. Da qui proseguiamo verso Procchio e quindi verso Marina di Campo, autentica location per il turismo delle famiglie. Qui è molto carina la passeggiata nel paesetto, parallela al lungomare, un posto adatto a chi ama andare in bici tranquillamente, senza faticare troppo. Proprio sul porto, prima della fabbrica dei famosi orologi Locman, c’è un bar gelataio con la migliore granita di limone (meglio di limoncello!) di tutta l’isola. Provare per credere. Dal porto partono i collegamenti per l’isola di Pianosa. Finito lo shopping possiamo risalire verso il Monumento, magari fermandoci al bellissimo “acquario dell’Elba”, prima di andare a Lacona. Chi ama le lunghe passeggiate in natura, tempo permettendo, potrebbe fare il sentiero che dal “Monumento”, dove c’è parcheggio, arriva a Fonza, costeggiando dall’alto tutta la baia di Lacona. A Lacona consigliamo la passeggiata lungo la bellissima spiaggia, sino a giungere alla spiaggetta di Laconella, con i suo sassi verdi metamorfici (sono dei talchi) bellissimi da vedere e da tenere in mano, provate a resistere alla tentazione di accarezzarli come se fossero vivi… A fine passeggiata consigliamo un romantico ristorantino sul mare con tanto di terrazza in legno, “Angiò” con pizzeria a legno e cibi di terra e mare, anche il mitico “caciucco” magari telefonandogli il giorno prima. Mentre se volete acquistare prodotti biologici appena coltivati proprio lì o dormire in un piccolo ma carinissimo agricampeggio con annessa azienda agricola, curata con passione da Vittorio, allora “Orti di Mare” fa proprio per voi (da qui si può ammirare l’isola di Montecristo).
II giorno Ripartiamo idealmente da Procchio e proseguiamo in direzione di Marciana Marina. Qui c’è un porticciolo e una bella passeggiata lungo mare. Se vi piace il mare e volete provare una nuova emozione, potreste fare un giro in kayak da mare alla “Sea Kayak Italy” dove opera il bravissimo istruttore Gaudenzio. Ma se il tempo è tiranno, allora saliamo verso il Capanne alla volta di Marciana (alta o vecchia come dicono alcuni). Un bel posto, davvero uno dei centri storici più belli dell’isola, con viuzze e scale in ogni dove. Proprio in alto, alla fine del paese, sotto le mura della fortezza pisana, c’è il centro visitatori del parco, fonte di ispirazione per nuove passeggiate e scoperte naturalistiche e culturali. Se avete voglia di camminare, proprio da qui parte una breve e bella passeggiata per raggiungere il santuario di Madonna del Monte, da cui si gode una bellissima vista e si può cogliere l’intima essenza della vita montana di questo gigantesco sperone di granito che esce fuori dal mare. Tornati al mezzo proseguiamo verso il mare per fare il giro del monte, passando da alcune delle località più belle e famose, come: S.Andrea, Zanca, Chiessi, Pomonte (dove c’è un relitto in acqua meta di molti sub alle prime armi o di bravi nuotatori da apnea), le Tombe, Fetovaia, Seccheto, Cavoli e quindi Marina di Campo. Cosa dire? Servirebbe un giorno per ognuna di queste spiagge, tutte bellissime, tutte diverse… Avendo tempo, prima di tornare a Campo, suggerisco di fare la deviazione per San Piero e S.Ilario che sono due degli abitati più antichi e veri di tutta l’isola.
III giorno Ripartendo idealmente da Lacona, facciamo tutte le curve affacciate sul golfo Stella, andando verso Capoliveri. Dopo aver superato il bivio per il Lido di Capoliveri, sulla sinistra e sulla destra ci sono negozietti di vino e prodotti locali, mentre poco prima di giungere al bivio con il semaforo, sulla sinistra, prima della Coop c’è una pescheria molto fornita… Al semaforo giriamo a destra e saliamo a “Caput Liberum”. A Capoliveri c’è un bellissimo centro storico, dove può fare anche freddo d’inverno e d’estate serve sempre un giacchino, motivo per cui è tanto amato dai turisti più nordici. Qui non mancate di affacciarvi sul golfo Stella per osservare l’isola di Pianosa e spesso anche la Corsica. Se avete tempo (e voglia di strada bianca) potete prendere la strada per il Calamita sino alla Costa dei Gabbiani (da qui nelle giornate più terse si può ammirare anche il Giglio e parte di Giannutri), oppure ripartiamo per tornare indietro sino al bivio con il semaforo, dove gireremo a destra per andare a Porto Azzurro. Il paese, proprio sotto le mura del carcere, è stato appena rimesso a nuovo e si presenta davvero bene, con il suo porticciolo sempre pieno di barche da turismo. Dopo la visita agli immancabili negozi a sfondo “geologico”, con gioielli in pietre di tutto il mondo (da non perdere è la collezione privata di minerali del negozio Giannini), ripartiamo verso Rio. Poco dopo l’uscita dal paese sulla sinistra c’è il bivio per il santuario del Monserrato, una piccola passeggiata per un gioiellino che davvero merita di essere visto. Al ritorno sulla provinciale, subito dopo aver svoltato a sinistra, sulla destra c’è una strada bianca (meglio lasciare il mezzo al parcheggio sulla strada) che porta in poco tempo ad una azienda agricola biologica con un ottimo olio di qualità, “il Lentisco”, dove opera con cura ed amore l’infaticabile Paolo. Da qui proseguiamo alla volta di Cavo, la frazione più vicina al continente, dove c’è una nota scuola di vela e un bel lungomare, molto curato. Ritornati sui nostri passi, ci fermiamo a Rio Marina dove c’è il parco minerario con un museo ed escursioni organizzate per visitare le strutture della lavorazione del ferro. Ripartiamo quindi alla volta di Rio nell’Elba, che ha una gran bel centro storico e una struttura recuperata dei lavatoi pubblici che da sola vale la visita del paesino; molto interessante è anche il museo archeologico al ‘barcocaio’. Tornando sulla provinciale, al bivio Rio Marina-Porto Azzurro, prendiamo la stradina in salita che sale al Volterraio. E’ un po’ stretta ma asfaltata e sicura e ci porta ad uno dei posti più belli di tutta l’isola: il castello del Volterraio. Conclusa la salita c’è una tratto quasi rettilineo con uno spiazzo dove è possibile fermarsi ad ammirare tutta la baia e la città di Portoferraio (da qui nelle giornate più terse si può ammirare anche Capraia, la Corsica e Gorgona). Superate un po’ di curve in discesa, proprio alle pendici del castello, sulla destra si apre uno spiazzo per parcheggio dove potremmo lasciare il mezzo e salire quindi a visitare l’esterno del Volterraio (purtroppo è chiuso per mancanza di fondi per il suo restauro), oppure proseguiamo sino alla fine della strada, dove gireremo a destra per tornare sulla provinciale e quindi raggiungere il nostro traghetto.
Geografia L’Elba è la terza isola italiana, con un’estensione di 223,5 kmq, con 147 km di coste, dista dalla costa di Piombino soli 10 km ed è suddivisa in otto comuni (Portoferraio il capoluogo, poi Capoliveri, Campo nell’Elba, Marciana, Marciana Marina, Porto Azzurro, Rio Elba e Rio Marina). Ma all’Elba è anche indissolubilmente legata la storia ed il turismo a Pianosa, l’ex isola del diavolo, oggi a carcere chiuso, l’isola è aperta a forme controllate di turismo con imbarcazioni che partono proprio dall’isola d’Elba (linea giornaliera da Marina di Campo), è uno scoglio calcareo, poco più di una secca di sabbia emersa dal mare che dista soli 14 km dall’Elba, è estesa per 10,25 kmq ed ha uno sviluppo costiero di 26 km. È territorio del comune di Campo nell’Elba. Così come “elbana” è anche l’isola di Montecristo, la più misteriosa e celebrata, che però è riserva naturale integrale, ancora oggi gestita dal Corpo Forestale dello Stato e quindi difficilmente visitabile, l’isola misteriosa ha una superficie di 10,4 kmq e 16 km di coste. Dista 63 km dall’Argentario e 45 dall’Elba. E’ territorio del comune di Portoferraio.